“Dieting” significa sentirsi sempre a dieta, avere la sensazione che un pasto leggermente diverso dal solito sia un grave errore, provare molto spesso senso di colpa nei confronti della propria alimentazione, puntare al raggiungimento della perfezione fisica. Il “dieting” è uno dei comportamenti alimentari più diffusi nel mondo occidentale, talmente diffuso da essere diventato un fattore di rischio per lo sviluppo di Disturbi dell’Alimentazione e Nutrizione, soprattutto in fasce d’età particolarmente fragili come l’adolescenza.
Da che cosa nasce il fenomeno del “dieting”?
L’origine del fenomeno probabilmente si può spiegare da un lato con la crescente epidemia di sovrappeso e dall’altro con la diffusione mediatica di modelli fisici perfetti ed irraggiungibili, che ha portato ad un vero e proprio proliferare di diete commerciali, prodotti dimagranti, riviste, libri, trasmissioni televisive e profili social che parlano di alimentazione e calo ponderale.
La società moderna è sempre più centrata sull’apparenza e sull’ostentazione. Lo dimostra il dilagare dei social network, ma sono significativi anche lo sviluppo e l’evoluzione degli stessi. Per esempio, se fino a qualche anno fa Facebook prevaleva, recentemente sta coinvolgendo un’utenza sempre più “adulta”, mentre tra i più “giovani” ha preso il sopravvento Instagram. Se il primo, oltre alle foto poteva essere usato come strumento di comunicazione e di diffusione del proprio pensiero, il secondo invece si concentra molto di più sulle immagini dando meno valore alle parole. Anziché porre le fondamenta sui contenuti, la comunicazione si sta spostando sempre più verso le immagini, l’estetica, l’apparenza, la forma, l’esteriorità. Questo fenomeno riguarda i social network, ma si allarga a macchia d’olio alla televisione, alla pubblicità, all’etichettatura dei prodotti alimentari, coinvolgendo direttamente la vita e la psicologia delle persone.
Nell’ambito dietetico/nutrizionale, questa tendenza porta inevitabilmente ad un aumento dell’attenzione verso quei sistemi rapidi, purché efficaci, di perdita di peso o modellamento corporeo per raggiungere quegli ideali fisico-estetici proposti e sponsorizzati come sinonimo di “bellezza”. Generalmente poco interessano l’attendibilità della fonte o la scientificità della teoria, purché sia garantito il risultato in breve tempo.
Ci sono differenze fra soggetti di sesso maschile e soggetti di sesso femminile?
Nella mia personale esperienza professionale, noto poche differenze tra soggetti di sesso maschile e di sesso femminile sull’approccio al “dieting”. Probabilmente sono leggermente diversi gli obiettivi, che per il sesso maschile sono maggiormente indirizzati verso un corpo tonico, muscoloso e definito, mentre nel sesso femminile l’attenzione è più rivolta al corpo asciutto, magro e snello. Di fatto in entrambi i casi non è ben tollerata l’idea che in un corpo sano e performante possa esistere la massa grassa.
Come si può frenare il dieting?
In una società come questa, e specialmente in una fascia d’età come quella adolescenziale in cui la persona subisce grandi cambiamenti fisici, ormonali, estetici, psicologici e relazionali, in cui si manifesta una costante ricerca di accettazione a livello sociale, l’argomento “corpo” si trova a rivestire un ruolo cruciale. Avere dei modelli truccati e innaturali porta spesso alla creazione di ambizioni e aspettative non realistiche, seguite da comportamenti a rischio di trasformarsi in Disturbo Alimentare.
Se a questo si aggiunge l’ampia diffusione di junk food, fast food, cibi altamente trasformati e qualitativamente scadenti, generalmente poco costosi, appetibili, socialmente aggreganti, è facile che si creino i presupposti per il tentativo di “astinenza” da cibo e/o la totale “disinibizione” come gesto di abbandono dalla privazione. Altre volte le scelte alimentari possono diventare il manifesto di un tentativo di ribellione verso ciò che è sano e quindi giusto.
Come bisognerebbe affrontare il tema del mangiar sano o del calo ponderale?
Per questo motivo la soluzione potrebbe trovarsi nell’affrontare un percorso di crescita e di educazione alimentare per imparare a:
- scremare le informazioni scientificamente attendibili da quelle “di moda”,
- basarsi su un sistema di principi e valori più profondi rispetto all’estetica,
- conoscere il proprio corpo e a sentire su sé stesso i benefici di un’alimentazione equilibrata.
Non esiste imposizione, rinuncia, vincolo, sacrificio. Dobbiamo sentirci parte attiva nelle scelte alimentari, informati, educati e consapevoli, dobbiamo concepire il cibo come necessità, piacere e benessere allo stesso tempo, non solo come fonte di calorie o come mero strumento per il raggiungimento della forma fisica ideale.
Dieting e pratica sportiva: come si inseriscono in questo contesto?
In quest’ottica ben si inserisce l’attività fisica, intesa come pratica volta al benessere, quindi non vissuta come strumento di modellamento corporeo, di dimagrimento accelerato o di compensazione dei comportamenti alimentari giudicati errati. Dovremmo “mangiare per fare sport e non fare sport per mangiare”. Uno stile di vita sano, fondato su scelte consapevoli, permette di affrontare la vita in modo equilibrato, perché i focus principali non restano limitati al peso o alla forma fisica, ma si rivolgono al benessere e alle buone sensazioni corporee